I coronavirus (CoV) sono un genere di virus che
possono causare diverse malattie nell’uomo, principalmente infezioni del tratto
respiratorio superiore e del tratto gastrointestinale.
La gravità di queste condizioni è molto variabile, dal
momento che i coronavirus sono responsabili sia di una buona parte delle comuni
sindromi da raffreddamento sia di sindromi respiratorie gravi come la SARS (Sindrome
Respiratoria Acuta Grave) e la MERS (Sindrome Respiratoria Mediorientale).
I coronavirus sono tra i virus a RNA più lunghi, circa
30 Kb (HIV, per confronto, è lungo circa 9 Kb).
I coronavirus sono comuni in molte specie animali
(come i cammelli e i pipistrelli) ma in alcuni casi, se pur raramente, possono
modificarsi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione.
Il SARS-COV2 responsabile della attuale pandemia e
della infezione COVID-19 è stato sequenziato a metà gennaio 2020 dai
ricercatori cinesi e successivamente in altri laboratori nel mondo, compreso
quello italiano dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro
Spallanzani.
I risultati del sequenziamento mostrano che il SARS-COV2
condivide per il 79,5% la sequenza genica del coronavirus della SARS e per il
96,2% quella di un coronavirus dei pipistrelli. Il virus che si sta diffondendo
in Cina e nel resto del mondo ha la stessa sequenza del virus originariamente
isolato a Wuhan, dunque è avvenuto un solo evento di passaggio di specie e al
momento non si sono verificate mutazioni.
Inoltre, il SARS-COV2 condivide con il coronavirus
della SARS lo stesso recettore di ingresso delle cellule, l’ACE2.7
Non è stata ancora individuata con certezza la specie
animale di origine, anche se si suppone possano essere i pipistrelli della
specie Rhinolophus affinis, con trasmissione diretta all’uomo o con eventuali altri
ospiti intermedi (al momento non identificati).
Data la scarsa specificità dei sintomi, per la
conferma della diagnosi di infezione da nuovo coronavirus è necessario effettuare
test di laboratorio (Real Time PCR) su campioni respiratori e/o siero.
Con la circolare del 27 gennaio 2020 il Ministero
della Salute ha fornito le raccomandazioni per i test di laboratorio, la
raccolta e l’invio di campioni biologici.
La diagnosi molecolare può essere effettuata dai
laboratori dei principali ospedali individuati dalle Regioni su campioni
clinici respiratori secondo il protocollo validato di Real Time PCR per
SARS-CoV-2.
La diagnosi di laboratorio del virus va effettuata,
dove possibile, su campioni biologici prelevati dalle basse vie respiratorie
(espettorato, aspirato endotracheale o lavaggio bronco-alveolare).
Se i pazienti non presentano segni di malattia delle
basse vie respiratorie, o se la raccolta dei materiali dal tratto respiratorio
inferiore non è possibile seppur clinicamente indicata, si raccomanda la
raccolta di campioni prelevati dalle alte vie respiratorie (aspirato
rinofaringeo, tamponi nasofaringei e orofaringei combinati).
In caso di risultato negativo di un test condotto su
un campione biologico da paziente fortemente sospetto, si raccomanda di
ripetere il prelievo di campioni biologici in tempi successivi e da diversi
siti del tratto respiratorio (naso, espettorato, aspirato endotracheale).
Campioni biologici aggiuntivi quali sangue, urine e
feci possono essere raccolti per monitorare la presenza di virus nei diversi
compartimenti corporei.
I campioni devono essere immediatamente trasportati in
laboratorio e impiegati nella diagnosi molecolare.
In che cosa consiste la diagnosi molecolare?
La prima fase dell’analisi consiste nell’estrazione
degli acidi nucleici per individuare la presenza dell’RNA (l’acido
ribonucleico) virale.
Una volta ottenuto l’RNA dal campione biologico, si
procede con la fase definita di screening cioè l’individuazione della presenza
di un virus della famiglia dei Coronavirus, di cui il SARS-CoV-2, responsabile
dell’infezione COVID-19, fa parte.
Se questa fase è positiva, si procede alla ricerca dei
marcatori genetici specifici del SARS-CoV-2, cioè di quella parte dell’RNA
virale stabile, non sottoposta a mutazioni che caratterizza la specie.
Il test molecolare è in grado di dirci se il soggetto risulta
infetto al momento dell’esecuzione del tampone, ma non è in grado di dirci se ha
sviluppato IgG in grado di proteggerlo in caso di nuovo contatto o se in realtà
il suo organismo non ha mai “incontrato” il virus, cosa che invece i test
sierologici saranno in grado di fare, una volta adeguatamente testati e
validati per evitare falsi positivi e/o negativi.
Per test sierologici si intende quei test in grado di
dosare gli anticorpi di tipo IgG e IgM, che l’organismo produce a seguito del
contatto con il virus e responsabili dei meccanismi di difesa messi in atto per
contrastare l’infezione.
Attualmente i tamponi risultano essere i metodi più
efficaci e attendibili sicuramente per individuare i i soggetti asintomatici
ovvero quei soggetti che presentano sintomi sfumati oppure assenti e pur
tuttavia sono positivi alla ricerca molecolare di SARS-CoV-2: questi soggetti
rappresentano un importantissimo veicolo di trasmissione della malattia e
pertanto la loro rilevazione deve essere effettuata all’interno di un percorso
concordato e controllato dalle Istituzioni Regionali e Nazionali.