“La fibromialgia è una sindrome reumatica che colpisce circa 1.5 di italiani, fa parte delle “patologie silenti”, non presenta tracce e può essere rivelata solo attraverso un attento esame dei muscoli
“E’ stato approvato dal Consiglio regionale un atto di indirizzo, da me presentato, che impegna la Giunta regionale a definire, nell’ambito dello sviluppo della Rete Reumatologica regionale, un percorso dedicato allo studio della prevalenza e incidenza della fibromialgia con lo scopo di prevedere specifici interventi di presa in carico e gestione dei pazienti. L’atto prevede, inoltre, che ci si attivi presso il Ministero della Salute e nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni affinchè si provveda, senza ulteriori ritardi, ad inserire la fibromilagia nei livelli essenziali di assistenza”, ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.
“La fibromialgia – ha proseguito la Consigliera Caputo – è una sindrome reumatica che colpisce circa 1.5 – 2 milioni di italiani, soprattutto di sesso femminile in età adulta, fa parte delle “patologie silenti”, non presenta tracce e può essere rivelata soltanto attraverso un attento esame dei muscoli. Le persone affette da questa malattia non hanno a disposizione farmaci specifici e usufruiscono soltanto di medicinali utilizzati per altre patologie, quali analgesici, oppiacei minori e antidepressivi e si tratta anche una patologia che ha importanti ripercussioni anche sulla vita lavorativa delle donne. Sono diversi gli aspetti sui quali occorre porre l'attenzione sia dal punto di vista sanitario che sociale e lavorativo”.
“La fibromialgia non è inserita
nell’elenco delle patologie invalidanti – ha concluso la Consigliera Caputo – e
risulterebbe che, ad oggi, in Piemonte, i pazienti che ne sono affetti vengano
presi in carico soltanto da specialisti nell’ambito di ambulatori che fanno
parte di reti regionali dedicate ad altre malattie e non risulta che ci siano
percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali (PDTA) dedicati, né atti
regionali che tutelino o concedano particolari benefici a sostegno di queste
persone”
“la fibromialgia è una sindrome
reumatica che colpisce circa 1.5 di italiani, fa parte delle “patologie
silenti”, non presenta tracce e può essere rivelata solo attraverso un attento
esame dei muscoli
“E’ stato approvato dal Consiglio regionale un atto di indirizzo, da me presentato, che impegna la Giunta regionale a definire, nell’ambito dello sviluppo della Rete Reumatologica regionale, un percorso dedicato allo studio della prevalenza e incidenza della fibromialgia con lo scopo di prevedere specifici interventi di presa in carico e gestione dei pazienti. L’atto prevede, inoltre, che ci si attivi presso il Ministero della Salute e nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni affinchè si provveda, senza ulteriori ritardi, ad inserire la fibromilagia nei livelli essenziali di assistenza”, ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.
“La fibromialgia – ha proseguito la Consigliera Caputo – è una sindrome reumatica che colpisce circa 1.5 – 2 milioni di italiani, soprattutto di sesso femminile in età adulta, fa parte delle “patologie silenti”, non presenta tracce e può essere rivelata soltanto attraverso un attento esame dei muscoli. Le persone affette da questa malattia non hanno a disposizione farmaci specifici e usufruiscono soltanto di medicinali utilizzati per altre patologie, quali analgesici, oppiacei minori e antidepressivi e si tratta anche una patologia che ha importanti ripercussioni anche sulla vita lavorativa delle donne. Sono diversi gli aspetti sui quali occorre porre l'attenzione sia dal punto di vista sanitario che sociale e lavorativo”.
“La fibromialgia non è inserita nell’elenco delle patologie invalidanti – ha concluso la Consigliera Caputo – e risulterebbe che, ad oggi, in Piemonte, i pazienti che ne sono affetti vengano presi in carico soltanto da specialisti nell’ambito di ambulatori che fanno parte di reti regionali dedicate ad altre malattie e non risulta che ci siano percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali (PDTA) dedicati, né atti regionali che tutelino o concedano particolari benefici a sostegno di queste persone”