A salvarci sarà il Tocilizumab? a cura della dr.ssa Stefania Plateroti

Ormai da giorni, le uniche notizie, o quasi, da cui siamo bombardarti riguardano la pandemia da covid-19. Da un estremo all’altro del globo terrestre si registrano numeri attinenti al contagio, che come una scure si è abbattuto sulle nostre vite.

L’apprensione per la nostra salute e quella dei nostri cari sfiora la paranoia. Per fortuna molte iniziative prese, grazie anche alla tecnologia che abbiamo a disposizione, ci distraggono da questo tifone così microscopico ma dalla forza talmente potente da riuscire a far inginocchiare potenze economiche come la Cina.

E in questo continuo martellamento di aggiornamenti una speranza arriva dall’intuito di alcuni medici ricercatori cinesi che di rimbalzo ha spronato l’Ospedale Cotugno di Napoli, dove, insieme all’Istituto Tumori Pascale, sono stati trattati i primi due pazienti in Italia con il farmaco antireumatico Tocilizumab.

Perché proprio il Tocilizumab? Perché questo farmaco biotecnologico è in grado di bloccare l’interleuchina 6, una citochina pro infiammatoria, la cui produzione è sregolata nei pazienti reumatici e che innesca il processo infiammatorio responsabile nell’ influenza da COVID -19, della polmonite interstiziale, causa di morte per molti pazienti. Non è quindi un farmaco in grado di agire sul virus, che ancora non è stato trovato, ma di bloccarne o rallentarne gli effetti nocivi.

La Roche, casa farmaceutica che ha brevettato l’anticorpo monoclonale, diretto contro l’interleuchina 6, principio attivo del Tocilizumab, ha messo a disposizione gratuitamente il farmaco per condurre degli studi, che prenderebbero il via nei prossimi giorni. L’AIFA ha infatti ha approvato l’avvio della sperimentazione che validi un   protocollo nazionale di utilizzo del farmaco.

Ad oggi vi sono varie regioni che stanno sperimentando protocolli di cura che prevedono l’utilizzo del Tocilizumab per contrastare gli effetti  del COVID-19.

Sono più di 20 i pazienti trattati oggi in tutta la Liguria con Tocilizumab, secondo il protocollo terapeutico predisposto dall’Ospedale Policlinico San Martino, con il via libera di Regione Liguria e della task force di infettivologi di Alisa.

A Napoli si fa monitoraggio su 11 pazienti trattati, di cui ben 9 mostrano evidenti segni di ripresa.

Il farmaco antireumatico è stato anche sperimentato su pazienti di Milano, Fano, Bergamo e su pazienti ricoverati allo Spallanzani di Roma.

Grazie al via libera da parte di AiFA il farmaco sarà testato a partire da giovedì 19 marzo su 330 pazienti ricoverati per polmonite da Covid-19 che mostrino i primi segni di insufficienza respiratoria o che siano stati intubati nelle ultime 24 ore. Il medicinale verrà poi sperimentato anche su un secondo gruppo di malati gravi, intubati da più lungo tempo. Allo studio potranno partecipare tutti i centri clinici che ne faranno richiesta mentre il coordinamento è affidato all’Istituto Pascale di Napoli che per primo lo ha sperimentato in Italia.

Ovviamente vi è il timore, da parte dei pazienti reumatici, che il Tocilizumab possa essere dispensato, in questa situazione di emergenza, solo ai malati COVID-19, con insufficienza respiratoria. Finora questo timore risulta essere infondato, infatti è stato ribadito che l’approvvigionamento del farmaco per curare i pazienti infettati dal Coronavirus salvaguarderà le scorte necessarie a consentire che i pazienti che lo ricevono per la cura delle patologie per cui è stato autorizzato fino ad oggi, pazienti reumatici compresi, possano continuare ad averlo.

Come associazione, insieme ad ANMAR monitoreremo la situazione.